Marco Avaro

Io nasco nell’89 col crollo del muro di Berlino, un mese dopo.
Da piccolo mamma mi da i libri di Picasso e vado a Venezia a vedere Dalì. Poi nel frattempo papà mi fa recitare in una compagnia teatrale in cui scrive le commedie.

E qua siamo ai sei anni. 

I bambini giocano a calcio e io nell’intervallo ricopio il Guernica. 
Mi ha sempre fatto schifo Picasso, ma mamma quando diceva “Picasso” era molto elegante, e ho conosciuto l’eleganza lì. Alle medie continuo a scarabocchiare, e facciamo il primo gruppo io e gli altri testoni , di rap italiano.

Abbandono la pittura e gli scarabocchi ma alle superiori m’innamoro di Basquiat e di Duchamp, e di Morandi, e del lavoro di Dubuffet. 

Faccio l’alberghiera e sto a contatto con gli animali morti.

Intanto bevo e mi dedico al rap e alle basi che mi faccio, perché nessun dj vuole farmele. Abbandono il rap, e frequento rave, dove trovo nella tekno hardcore uno sfogo. Così inizio con la Tekno rave. Ma l’alcol e le mie idee avanguardiste mi escludono dal suonare in queste situazioni, e nei centri sociali, dove si beffano di me. Vado in fabbrica, mi licenzio dopo tre mesi e sposo l’arte.

Mi ricoverano.

Prometto a me stesso di non chiedere mai più uno spicciolo a un datore di lavori robotici e meccanizzati in vita mia e vado avanti. Sui venticinque anni mi converto al cristianesimo e lascio la droga e le amicizie. Lavoro 13 ore al giorno nel mio studio, e sto sempre ubriaco, così smetto anche con quello. Apro un laboratorio a casa mia dove tengo feste, e aiuto chiunque mi chieda a fare basi rap, a fare un percorso esistenziale, e riprendo a dipingere.

Cioè, più o meno.

La mia arte è cruda, sbiellata, istintiva e non definibile.

Le cose vanno così talmente bene, che a fare lo yes man, mi becco un esaurimento totale grazie all’intolleranza ad un farmaco prescrittomi. Mi faccio tre mesi in casa di cura, la ragazza mi molla, io mollo la musica, e inizio seriamente a dipingere a trent’anni.

Ora ho 34 anni e ho un canale Instagram dove evangelizzo i pagani e lavoro ai miei quadri e alle scenette comiche.

I soggetti delle mie opere riguardano donne, madonne e demoni.

L'associazione di cui fa parte

Le opere di Marco Avaro